Qualche giorno fa, un amico che non vedevo da tempo mi ha chiesto: "Ma riesci ancora a vendere siti internet?" Come se fosse un'arte dimenticata, tipo sviluppare in Flash o masterizzare CD.
Nel 2025, sembra che tutto passi dai social: visibilità immediata, interazioni veloci, pubblico potenzialmente infinito. Ma c’è un piccolo dettaglio… dipendi completamente da piattaforme che non controlli. Gli algoritmi cambiano senza preavviso, la portata organica può crollare da un giorno all’altro e, se un giorno la piattaforma decide che il tuo account non rispetta le regole (che cambiano ogni settimana), sei fuori.
E il sito web? Non dà certezze assolute – anche Google aggiorna i suoi criteri di ranking come cambia il meteo – ma c’è una differenza fondamentale: è uno spazio tuo. Puoi ottimizzarlo, modificarlo, adattarlo alle nuove regole senza dover ricominciare da zero ogni volta.
Questione di credibilità
Un sito ben fatto trasmette professionalità. Dimostra che non ti affidi solo ai trend del momento e che la tua presenza online ha basi solide. Non è una gara tra social e sito web: i social servono per attirare attenzione, il sito per costruire un’identità che non sparisce con l’ennesimo aggiornamento dell’algoritmo.
Quindi, social o sito?
O entrambi. Una cosa è certa: se tutto il tuo business è in mano a piattaforme che non controlli, prima o poi rischi di dover ripartire da zero. Meglio avere un sito come base solida e poi sfruttare i social per quello che sono: strumenti, non fondamenta.
E sì, caro amico, i siti si vendono ancora.